mercoledì 16 maggio 2012

Il Segreto dello ZEN

 


PERCHÉ LO ZEN ?


 

Lo Zen è conosciuto in Occidente da inizio secolo tramite pratiche quali le arti marziali, la cerimonia del tè, l'addobbo floreale o la sistemazione dei celebri giardini zen giapponesi. La profondità della sua filosofia e la purezza della sua estetica, hanno pure suscitato un forte impatto negli ambienti artistici e intellettuali. Ma questo coinvolgimento, mancando lo sbocco su una pratica autentica, non ha potuto superare la soglia di una curiosità speculativa.


Questa pratica autentica è zazen: seduti nella postura corretta, concentrati sulla postura, la respirazione leggera e lo spirito libero, zazen non è altro che il ritorno alla condizione normale del corpo e dello spirito. Zazen è in origine la postura del Buddha tramite la quale egli ottenne la completa liberazione, la suprema saggezza e la vera libertà.

Trasmesso da maestro a discepolo senza interruzione da più di 2.500 anni, la pratica dello Zen divenne accessibile agli Occidentali nel 1967 con l'arrivo del Maestro Taisen Deshimaru in Europa. Nato a Saga nel 1914, morto a Tokyo nel 1982, il Maestro Deshimaru ha praticato zazen per cinquant'anni ed è stato il primo a presentare una visione globale dello Zen in Occidente.

Il Maestro Kodo Sawaki (1880-1965), di cui fu discepolo, resta nella storia dello Zen come il grande riformatore moderno che seppe ritornare alle origini del più puro insegnamento del Maestro Dogen, fondatore dello Zen Soto in Giappone nel XIII° secolo.

Benché lo Zen si sia sviluppato nell'ambito di una delle più antiche tradizioni dell'umanità, il buddhismo, l'essenza del suo messaggio ha un significato universale. Esso è il principio unificatore che forma la radice della conoscenza di se stessi al di là delle differenze dei sistemi, dei valori, delle nazioni o delle razze. Se è talvolta considerato una religione o una filosofia, lo Zen non verte in effetti su alcun dogma, né su alcuna ideologia. Si indirizza direttamente al cuore dell'uomo, è esperienza vivente e slancio creativo prima di ogni formalismo.

Lo Zen consiste essenzialmente nella pratica di zazen. Realizzare questo e metterlo in opera nella propria esistenza personale è in effetti una vera rivoluzione interiore. E' ritrovare le proprie radici e penetrare la realtà della propria vita. Attraverso questa pratica, i valori che danno un senso alla vita umana sono basati sull'esperienza del corpo e della mente.

Zazen è l'esperienza dell'unità prima di ogni dualità. E' per questo che è quasi impossibile parlarne perché il linguaggio separa, esercita una frattura nella realtà di ciò che è.

Tutte le scienze umane o fisiche osservano l'uomo sotto un angolo particolare. Ma la somma di tutte queste visioni non rigenererà mai un uomo vivo, perché la vita di un essere umano è, alla fine, al di là di tutte le analisi possibili, questo al di là è la vita, ed è lo Zen.


IL SEGRETO DELLO ZEN
Per praticare zazen, sedetevi al centro di uno zafu (cuscino rotondo e spesso), tenetevi ben diritti, inclinate il bacino in avanti a partire dalla quinta vertebra lombare e tendete la colonna vertebrale.
Incrociate le gambe nella posizione del loto o del mezzo-loto in modo che le ginocchia siano fortemente radicate al suolo.Spingete il cielo con la testa, spingete la terra con le ginocchia.
La mano sinistra riposa sul palmo della mano destra, i pollici si raggiungono nel prolungamento l'uno dell'altro esercitando una leggera pressione, e le due mani sono in contatto con l'addome.
Il mento è rientrato, la nuca tesa, il naso sulla verticale dell'ombelico, le spalle cadono naturalmente. La bocca è chiusa, senza contrazione, l'estremità della lingua è contro il palato. Con gli occhi semichiusi si posa, senza fissare, lo sguardo un metro davanti a sé.
La respirazione deve essere calma, lunga e profonda. L'attenzione è portata sull'espirazione che deve esercitare una spinta verso il basso su tutta la massa addominale. L'inspirazione avviene naturalmente, automaticamente, spontaneamente. Il ventre deve sempre restare libero, disteso e in espansione.
In questa postura, il flusso dei pensieri incessanti e delle rimuginazioni mentali è interrotto dall'attenzione portata alla giusta tensione muscolare ed alla respirazione.
"Quando lo spirito non dimora su nulla, il vero spirito appare."
Più si pratica zazen, più si comprende in ogni fibra del corpo che questi pensieri sono solo dei contenuti vuoti, privi di ogni sostanza reale, che vanno e vengono. Ci si rende conto finalmente che esiste una coscienza intuitiva, originaria ed universale, radicalmente diversa dalla coscienza abituale del me. Se mantenete la giusta postura e praticate una respirazione sempre più profonda e tranquilla, sentirete la realtà della vita che impregna tutto l'universo. Possiamo dire che questo è il campo integrale della coscienza.
Il funzionamento del cervello si chiarifica spontaneamente ed automaticamente, questo stato non è quello di una coscienza particolare, ma il semplice ritorno ad una condizione più normale del cervello. Se mantenete questo perfetto stato di coscienza in zazen, la vita naturale ed incommensurabile è attivata al di là del pensiero del piccolo me e sentite allora che siete uniti al mondo esterno, a tutti gli elementi della potente natura.
Noi dobbiamo prendere coscienza dell'aspetto effimero ed impermanente della mente. Hishiryo, lo stato della coscienza durante zazen, consiste nel lasciare passare i pensieri. E' la coscienza che supera ogni giudizio particolare, come quello che ci fa ricercare ciò che amiamo e fuggire ciò che detestiamo.
Hishiryo è il pensiero che ritorna al punto zero del tempo, il pensiero che le ragioni e le considerazioni personali non raggiungono. E' la coscienza universale che segue il movimento della natura e l'ordine dell'universo. E' la coscienza integrale che nasce naturalmente ed automaticamente dalla postura e dalla respirazione di zazen. Ciò può essere compreso solo con la pratica. Questa coscienza di zazen è non-profitto (mushotoku), non ha oggetto. Deposta come un seme nei neuroni, questa idea germoglia e diventa coscienza naturale.
Nel capitolo "Shoji" dello Shobogenzo, si può leggere riguardo a ciò: "Non tentate di valutare questo con la vostra mente o di esprimerlo con delle parole." In altri termini, è difficile cogliere oggettivamente, scientificamente, la coscienza se una evidenza soggettiva non viene a sostenere questa scelta.
Dogen disse al suo maestro Nyojo: "Ho abbandonato corpo e mente." Questo significa che con zazen vi emancipate dall'influenza della coscienza del passato e che ritornate, corpo e mente, all'autentica coscienza antecedente l'esistenza umana. La coscienza del passato smette di essere un problema, il vostro corpo e la vostra mente precedenti si risolvono in zazen.
Ritornate allora alla pura condizione della coscienza dove nessuna esigenza vi attacca. In questo modo potete abbandonare corpo e mente in un mondo eterno dove create la vostra vera vita, dove la saggezza si genera naturalmente.

Insegnamento dello zazen (estratto)
"Lo zazen di cui parlo, non è l'apprendimento della meditazione, non è niente altro che il dharma di pace e di felicità, la pratica realizzazione di un risveglio perfetto.Zazen è la manifestazione della realtà ultima. Trappole e insidie mai lo possono raggiungere. Una volta che avete colto il suo cuore, siete simili al dragone che entra nell'acqua e simili alla tigre che penetra nella montagna. Perché occorre sapere che in quel momento preciso (quando si pratica zazen) il vero dharma si manifesta e che fin dall'inizio si eliminano la rilassatezza fisica e mentale e la distrazione."
Eihei DOGEN (1200-1253)

ZAZEN E FISIOLOGIA


Fino alla metà del secolo, zazen era restato un metodo di evoluzione spirituale. Solo i religiosi e certi filosofi se ne interessavano in quanto pratica di risveglio fondata sull'esperienza soggettiva.
Oggi, ricerche scientifiche moderne condotte in ambito ospedaliero hanno mostrato che zazen non è solo un esercizio religioso ma una regolazione del corpo e della mente, un modo per realizzare un vero equilibrio.

La postura

Zazen permette una corretta ripartizione delle tensioni muscolari, ossee e gravitazionali. Esercita una riorganizzazione della postura così come lo dimostra la registrazione dell'attività muscolare dei soggetti in zazen ed il controllo del loro metabolismo di base. Zazen assicura anche l'equilibrio ottimale del corpo ed elimina gli inconvenienti dovuti alle cattive abitudini in cui il corpo si è fissato.

La respirazione

Anche il controllo della respirazione è molto importante. La principale difficoltà viene dal fatto che non si può respirare correttamente se la postura è scorretta. Durante zazen, la concentrazione verte sulla espirazione che deve essere lunga e profonda. Così, l'aria viziata residua è espulsa dai polmoni ed il praticante può utilizzare a pieno la sua capacità polmonare. Di conseguenza, il ritmo respiratorio rallenta come il ritmo cardiaco, il sangue e gli organi interni sono meglio ossigenati.
L'espirazione esercita una spinta verso il basso su tutta la massa addominale e sviluppa una grande energia nel tronco, le reni, le anche; in questo modo il centro di gravità del corpo si abbassa e l'individuo diventa più stabile. E' possibile in seguito al praticante conservare questa respirazione nella vita quotidiana, poiché il corpo finisce per adottarla inconsciamente.

Il cervello

Gli studi di neurofisiologia fatti su dei praticanti hanno mostrato che il cervello intellettuale e analitico (cervello frontale e cervello sinistro) si pacificano e che invece il cervello destro e il cervello profondo, sede dell'intuizione e della regolazione del sistema nervoso autonomo, sono attivati.
Se si produce uno stimolo, il cervello lo registra ma ritorna molto presto al ritmo proprio di zazen (alfa lento e theta) il che dimostra che l'effetto dello stress è completamente ridotto.
Le ricerche del dottor Hirai hanno chiaramente mostrato che zazen influenza non solo lo stato dello spirito, ma anche la fisiologia stessa del cervello. Questi lavori testimoniano oggettivamente l'unità corpo-mente affermata nel XIII° secolo dal maestro Dogen. Il dottor Hirai, scrisse: "Questo stato di coscienza prodotto naturalmente durante zazen, riflesso nell' elettroencefalogramma e misurato, come altri fenomeni fisiologici, è la coscienza del risveglio a ciò che è nel profondo dello spirito degli uomini fin dalla loro nascita."




ZEN E CIVILIZZAZIONE

Lo Zen non é né ragionamento, né teoria. Non è una conoscenza da cogliere con la mente, ma una pratica, una esperienza nel contempo oggettiva e soggettiva. Lo Zen non separa questi due punti di vista complementari, così come non dissocia il corpo e la mente, il fisiologico e lo psicologico, il conscio e l'inconscio. Fa appello alla totalità dell'essere.
E' in questo senso che corrisponde alle aspirazioni che orientano il cammino della civilizzazione attuale che cerca di superare le categorie, le strette separazioni, le divisioni in tutti i campi. "Noi dobbiamo armonizzare i contrari risalendo alla loro origine. Questo è proprio dell'atteggiamento zen, via di mezzo: abbracciare le contraddizioni, farne la sintesi, realizzarne l'equilibrio. Lo spirito moderno di libertà deve distaccarsi dalle vecchie superstizioni, dalle credenze e dalle costrizioni formali per trovare in se stesso l'origine di una morale autentica, contemporaneamente personale ed universale, legata alla conoscenza profonda della vita. " (Taisen Deshimaru)

Zen e saggezza

Lo Zen procura un alto grado di coscienza di sè e di pace interiore; abbandonando l'egoismo individuale ed imparando a mettere a riposo la mente, si può accedere al flusso eterno dell'attività e dell'energia e alla conoscenza intuitiva. E' la saggezza che accede alla saggezza dalla porta del silenzio e senza desiderio di profitto.
"Tenete le mani aperte, tutta la sabbia del deserto passerà nelle vostre mani. Chiudete le mani, non otterrete che qualche granello di sabbia."(Dogen)

Zen e creatività

L'attività creatrice viene dalla spontaneità manifestata "qui ed ora" come l'atteggiamento più realista ed appropriato. Nello Zen, la vita quotidiana è fondata sulla spontaneità e l'abitudine alla concentrazione del corpo.
Così chi pratica lo Zen, può realizzare "qui ed ora" le sue potenzialità, risvegliandosi alla sua vera natura, diventando pienamente se stesso. La creatività non è solamente del genio; il bimbo è spontaneamente creativo; ognuno nella propria vita deve ridiventarlo.

Zen ed efficacia

Lo Zen non è una tecnica di evasione o di fuga. Al contrario la pratica di zazen, che sviluppa la nostra energia e si concentra sull'istante presente, ci permette di affrontare la realtà quotidiana con una calma, una perspicacia, una obiettività di cui non ci crediamo capaci e che ci sorprendono. Allora, davanti alle difficoltà, di fronte ai problemi, si produce da sola la reazione giusta ed efficace, spontaneamente, perché ci siamo sbarazzati degli ostacoli interiori che prima ce la rendevano inaccessibile.E' nell'attività stessa che troviamo la nostra vera pace interiore.

Zen e libertà

Trascendere i limiti dei propri conflitti, sentirsi uno con tutti gli altri e comportarsi naturalmente, è la via della libertà. La vera libertà è interiore e sorge dalla pratica di zazen. Naturalmente la coscienza si allarga e appare la fiducia in sé. La nostra vita non è né piccola né stretta né solitaria.

Zen e religione

Lo Zen è l'essenza del buddhismo. Ma, innanzi tutto, è contatto con l'assoluto in noi stessi, risveglio alla realtà al di là delle apparenze visibili, comprensione della nostra natura umana profonda, invisibile. In ciò è universale.
Lo Zen si situa al di là di tutte le religioni tradizionali, ma essendo la radice stessa dello spirito religioso, può vivere in tutte le religioni, dare a ciascuna il suo vero potere spirituale, e in seno a tutte le mistiche, come un pesce vive nell'acqua.
"L'acqua, diceva ancora Dogen, è la vita per il pesce, ma il pesce è anche la vita per l'acqua."

Zen ed arte

Lo Zen è stato in passato il fermento di un prodigioso rinnovamento culturale, prima in Cina e poi in Giappone. Nelle civilizzazioni dell'Estremo-Oriente, la pittura e la poesia classica hanno in tutti i tempi ispirato numerosi monaci zen. La creazione artistica deriva da una comunione intima con la natura; essa nasce dal distacco dell'artista e della sua percezione dalle strutture nascoste del mondo che lo circonda.
Una tale concezione dell'arte dà il primato assoluto alla spontaneità. Così la pittura, come la calligrafia zen, deve sgorgare di colpo e non potrà essere né ripresa né ritoccata. E pertanto questa spontaneità non si ottiene che a prezzo di una lunga pratica, d'una paziente maturazione interiore.
Numerosi artisti occidentali sono oggi sensibili a questa promessa di rinnovamento che contiene lo Zen.
In Cina, ed ancor più in Giappone, l'influenza dello Zen si è del resto estesa a tutte le arti, il teatro e la calligrafia, la danza tradizionale e la ceramica. Ricordiamo anche che parecchi tratti specifici della vita quotidiana cinese e giapponese si sono sviluppati sotto l'influenza dello
Zen: l'ammirazione attenta della natura, l'arte dei giardini, l'elegante austerità dell' architettura e della decorazione, l'arte dei fiori, la cerimonia del tè, per esempio.




STORIA DELLO ZEN

Lo Zen risale all'esperienza del Buddha Shakyamuni che realizzò il risveglio nella postura di dhyana (zazen), in India nel VI° secolo a.C. Questa esperienza si è poi trasmessa in modo ininterrotto, da maestro a discepolo, formando così la linea dello Zen. Dopo una diffusione di circa mille anni in India, il monaco Bodhidharma portò questo insegnamento in Cina, nel V° secolo d.C. Lo Zen sotto il nome di Chan, conobbe allora una grande diffusione in quel paese, trovandovi terreno fertile al suo sviluppo. E' soprattutto in questo periodo che lo Zen affermò la sua originalità e la purezza della sua pratica. Nel XIII° secolo, il monaco giapponese Dogen, dopo un soggiorno in Cina, portò lo Zen in Giappone. Fondatore della scuola Zen Soto il Maestro Dogen è considerato il più grande filosofo del buddhismo (con Nagarjuna in India nel III° secolo).Lo Zen influenzerà profondamente tutta la cultura giapponese; più di 20.000 templi testimoniano oggi questa diffusione. Nel XX° secolo, l'Occidente cominciò a interessarsi all'aspetto filosofico dello Zen, mentre nella stessa epoca, in Giappone, il Maestro Kodo Sawaki dava un nuovo impulso alla pratica assai indebolita. Alla morte di Kodo
Sawaki, il suo successore, Taisen Deshimaru, andò in Francia a portare all'Occidente l'essenza di questo insegnamento, come Bodhidharma si recò in Cina mille e cinquecento anni prima.

Il Maestro Taisen Deshimaru

Il Maestro Deshimaru è stato il discepolo, poi uno dei successori del Maestro Kodo Sawaki, che ha provocato un vero rinascimento dello Zen in Giappone nella prima metà di questo secolo. Il suo arrivo in Francia fu una grande opportunità per gli Europei, che non conoscevano affatto lo Zen salvo che per i libri. Essi poterono avvicinare, sotto la sua direzione, la vera pratica che gli era fino allora sconosciuta.
Durante i quindici anni in cui ha vissuto a Parigi, il Maestro Taisen Deshimaru creò un centinaio di dojo e gruppi di zazen ripartiti sui quattro continenti e fondò il primo grande tempio d'Occidente alla Gendronnière (vicino a Blois), e così pure l'Association Zen Internationale. Con l'aiuto dei suoi discepoli, pubblicò numerosi libri e diverse pubblicazioni periodiche. Stabilì anche eccellenti rapporti con scienziati, artisti, terapeuti di ogni paese e contribuì molto all'avvicinamento
Oriente-Occidente, che considerava una delle grande speranze della nostra epoca; con l'introduzione dello Zen nella nostra civilizzazione, sperava di aiutare l'umanità a superare la crisi che attraversa.
Taisen Deshimaru è deceduto il 30 Aprile 1982, lasciando ai suoi discepoli l'essenza del suo insegnamento e la missione di trasmettere a loro volta la pratica dello Zen. Niwa Renpo Zenji, che è stato superiore del tempio di Eihei-ji, in Giappone, fondato nel XIII° secolo dal Maestro Dogen, autentificò questa missione rimettendo, nel 1984, il certificato della trasmissione ad alcuni discepoli anziani del Maestro Deshimaru, tra cui Roland Yuno Rech.

 Sesshin

Dalle origini dello Zen, dall'epoca del Buddha Shakyamuni, le sesshin sono il cuore della pratica dello Zen.
Sesshin vuol dire diventare intimi con se stessi, con il proprio corpo e il proprio spirito, abbandonare il proprio egoismo e armonizzarsi con gli altri, con la natura, con l'ordine cosmico.
Durante le sesshin, la cui durata varia da uno a più giorni, i partecipanti si concentrano su zazen, la pratica nel dojo, così come sul samu, lavoro manuale collettivo. Ogni azione della vita quotidiana è la continuazione di zazen. Partecipando alle sesshin, particolarmente quelle che si svolgono al centro della Gendronnière, si può realizzare nella nostra vita di tutti i giorni l'autentica pratica dello Zen.




DOMANDE AL MAESTRO TAISEN DESHIMARU

La vostra espressione "Lo Zen è al di là delle religioni" può lasciar intendere che lo Zen deve rimpiazzare e fare deperire tutte le religioni. Qual'è il vostro pensiero in proposito?
"Le religioni restano quello che sono. Lo Zen è meditazione. Alla base di tutte le religioni c'è la meditazione. L'uomo d'oggi sente intensamente il bisogno di ritornare all'origine della vita religiosa, all'essenza pura che è nel profondo di lui stesso e che egli può scoprire soltanto con
l'esperienza vissuta. Ha bisogno di concentrare il proprio spirito per trovare la suprema saggezza e la libertà, che è di ordine spirituale, di fronte alle influenze di ogni tipo che gli sono imposte dall'ambiente. La saggezza umana non è sufficiente, è imperfetta. Solo la verità universale può dare la suprema saggezza. Togli il nome Zen e, al suo posto, metti: verità, ordine dell'universo".
Cos'è l'amore e la compassione?
"Jihi è la compassione. L'amore ha molti gradi, forme. L'amore universale è il più profondo. Se abbiamo pietà di qualcuno, non si tratta solamente della sofferenza materiale, affettiva della sua miseria. Dobbiamo diventare come lui , avere il suo stesso spirito. Come aiutare, sollevare, guarire? Noi dobbiamo sempre, non vedere le cose dal nostro punto di vista soggettivo, ma diventare l'altro. Senza dualità. Non solo amarlo ma identificarci con il suo spirito.
Nell'amore, esiste sempre una dualità, una opposizione tra i partner. Ma nella compassione i due esseri non sono che uno. L'amore è relativo. La compassione è comunione totale dei due esseri. Ma senza saggezza l'amore è cieco.
La dimensione ultima nel profondo dell'essere, la dimensione suprema della vita è: coscienza e amore universale. Non possono esistere l'uno senza l'altro. Verità e amore sono una sola e stessa cosa".
Qual'è il posto della tradizione nello Zen?
"Lo Zen ha sempre rispettato e protetto la tradizione. Dall'epoca del Buddha, ha sempre seguito questa tradizione senza mai deviarne. D'altro canto, lo Zen crea senza fine, si adatta a tutti i luoghi e a tutti i tempi. E' incessantemente fresco come una sorgente che sgorga. Qual'è la tradizione? E' molto difficile da spiegare perché è la natura di buddha, è l'essenza dello spirito che si è trasmesso nel corso dei secoli, da maestro a discepolo, oltre le parole, i shin den shin, dalla mia anima alla tua anima. Dall'India alla Cina, dalla Cina al Giappone, e dal Giappone all'Europa, lo Zen ha spesso cambiato luogo. Per svilupparsi ha bisogno di una terra vergine. Fugge il formalismo e la sclerosi religiosa. Spesso gli Europei mi domandano se saranno capaci di comprendere realmente lo Zen. E io rispondo sempre che ci riusciranno meglio degli asiatici,
perché sono freschi e nuovi. Solo una bottiglia vuota può essere riempita".
Tratto da Questions à un maitre zen, Ed.Albin Michel, coll. "Spiritualitès vivantes"





COSA NE PENSANO

"Dal Rinascimento, l'uomo ha definito se stesso come uomo pensante, e non più come uomo vivente... Ma l'uomo vivente è esattamente ciò che si ritrova in zazen."
Prof. Claude LEVI-STRAUSS
"Questo stato non è uno stato alterato della coscienza, ma la vera essenza della coscienza umana che ci conduce a esprimere il nostro equilibrio cerebrale e la nostra saggezza corporea."
Prof. Paul CHAUCHARD
" Quando ho imparato a fare zazen, quando ho imparato la marcia, ho ritrovato, con un linguaggio differente, con una tecnica differente, quello che cercavo, che studiavo da molto tempo."
Maurice BEJART
"Si tratta innanzitutto di un'esperienza.... Né filosofia, né ascesi, né spiritualità, lo Zen è tuttavia tutto ciò in una volta."
Le Monde
"Non c'è mercantilismo religioso o psicologico . Lo Zen non "procura" niente. Non si fa un investimento anche se spirito e corpo si impiegano per riconciliarsi. Lo Zen cerca di essere educazione globale."
L'Express
"Il lavoro dello Zen, è imparare ad aprirsi con tutto il corpo, imparare a far si che tutto il nostro corpo sia in stato di servizio, di disponibilità."
Rèforme
"Zazen non è né austerità né mortificazione. E' il vero accesso alla felicità, alla pace, alla libertà."
Maestro Kodo SAWAKI

1 commento:

  1. Relare tutte le arti umane allo zen e' un'errore pretenzioso prodotto da un'illusorio ideale assolutistico ed unilaterale. Non si puo' ridurre la vita a mero Zen. Neppure l'allenamento da seduti e' dipendente dallo zen. Ad oggi lo zen e' invero poco utile.

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